sabato 29 agosto 2020

Perché punire non serve? scopri i tre motivi principali

Ciao! mi chiamo Antonio Locci e sono un Pedagogista.

Nel concreto mi occupo di fornire indicazioni pratiche a tutti quei genitori desiderosi di migliorare il proprio modo di educare, in questo articolo voglio provare a condividere con te i tre motivi principali per cui le punizioni non hanno effetto sul comportamento di tuo figlio e il perché siano più utili due strategie alternative.

La prima considerazione che mi sento di dirti è piuttosto semplice: con l'avvento di una società dominata da internet ti sarai accorto che si sono diffusi o si stanno diffondendo alcuni comportamenti nuovi, molti in ambito educativo.







 Rispetto al passo alcuni di questi comportamenti stanno sparendo o non sono più accettati dalla società, personalmente, se penso a mio nonno ricordo ancora i racconti sull'educazione severa a cui era sottoposto: il genitore o comunque l'adulto in genere, era considerato un'autorità al di sopra di tutti, sfidarla significava andare incontro a delle conseguenze molto spiacevoli.






Per fortuna, almeno per questo aspetto la situazione è migliorata, c'è molta più attenzione ai diritti dei figli e delle persone in genere, tanto che a volte si rischia di creare anche delle tutele eccessive che portano a delle situazioni paradossali in cui il genitore diventa vittima del figlio.

Tuttavia, sarai consapevole del fatto che ancora una grossa fetta di genitori (e non solo) utilizza la punizione come metodo educativo principale, vediamo di entrare nel dettaglio:


Ma cos'è la punizione? 


Come abbiamo visto qui esistono due approcci differenti all'educazione, quando utilizzi la punizione, stai cercando di usare il tuo potere e la tua forza per modificare un comportamento che non ti piace.

Nello specifico: se tuo figlio rompe una vetrata, il tuo comportamento dovrà agire in modo che abbia un effetto su di lui e che non vengano più rotte altre finestre.

La punizione rappresenta lo strumento con cui "colpisci" l'altro e gli comunichi indirettamente che un comportamento "X" non è accettabile perché ti infastidisce o ti danneggia.


Ma perché allora è così difficile ottenere il comportamento che desideri? 


Perché le punizioni non funzionano?


Energia e forza fisica:

Il primo motivo per cui le punizioni non funzionano è che richiedono parecchia energia e forza per essere applicate, stare dietro ad ogni comportamento negativo di tuo figlio è stancante e a volte frustrante.

Una situazione classica in cui tuo figlio può produrre dei comportamenti problematici è quando rientri da lavoro: Il tuo livello di energia è basso e vorresti solo rilassarti, in contemporanea però lui ha ancora tante energie e ha deciso di giocare a pallone nel salone: risultato? un bel vaso rotto mentre stai preparando la cena con conseguenti urla, pianti, disperazione e....punizione!

La punizione più tradizionale è il: "vai in camera tua!" hai urlato, hai dovuto utilizzare un atteggiamento che richiede tanta energia, sei sfinito.

Se ti va bene il massimo che potrai ottenere sarà la fine di quel comportamento per quella specifica serata, nel peggiore dei casi invece, tuo figlio inizierà a giocare ai videogames invece di presentarsi a cena e nella serata successiva riprenderà a giocare a pallone in salone come se niente fosse successo.







Coerenza: 

Questo aspetto è forse il più paradossale delle punizioni: ipotizziamo che tua figlia abbia l'abitudine di tenere con sé lo smartphone durante i pasti, glielo hai concesso tempo fa ed è una cosa che a te non disturba.

Arriva Natale, siete tutti riuniti intorno ad una tavola imbandita, sta iniziando il pranzo ed improvvisamente lo zio Gianni fa un commento sullo smartphone di tua figlia, pressato dal sentirti un cattivo genitore, con decisione attacchi tua figlia chiedendole di metterlo da parte: risultato? urla, minacce, un super litigio nel giorno di Natale ed un bel "vai in camera tua" per concludere il tutto.

Punire richiede una competenza ed un'attenzione fuori dal comune, essere sempre coerenti nel punire gli stessi comportamenti non è semplice, il contesto definisce quando un comportamento è appropriato o meno, nel caso di tua figlia hai punito un comportamento che in un contesto differente ritenevi giusto.








Conseguenze negative:

L'ultimo aspetto, ma non per importanza, per cui le punizioni non funzionano è rappresentato da tutte le conseguenze negative che le punizioni portano:

L'utilizzo della forza e del potere infatti creano nel tempo delle emozioni e dei sentimenti negativi, il mandare in camera tuo figlio a riflettere non porta a nessuna riflessione, l'unica cosa che otterrai sarà un'ostilità crescente nei tuoi confronti.

 L'utilizzo costante di punizioni possa produrre tre risultati:

  1. Un comportamento passivo (dato dalla paura)
  2. Un comportamento aggressivo (dato dalla rabbia)
  3. Un comportamento evitante (dato da un mix di apatia e sfiducia)

Nel primo caso tuo figlio tenderà ad isolarsi e a non parlare più con nessuno, mostrerà svogliatezza e poca motivazione verso qualunque compito quotidiano.

Nel secondo caso la rabbia porterà ad atteggiamenti che potrebbero arrivare al danneggiamento o all'aggressione fisica.

Nel terzo caso tuo figlio potrebbe passare periodi sempre più lunghi fuori casa, rifugiandosi in compagnie esterne non sempre affidabili.












Cosa fare allora ?

Come abbiamo visto le punizioni non portano al raggiungimento del tuo obiettivo: la fine dei comportamenti più problematici, ma peggio ancora ti portano a stancarti, a non avere una chiarezza in quello che fai e a peggiorare la relazione con tuo figlio.

Due utili alternative all'uso delle punizioni sono le seguenti:



- La sanzione:

In termini educativi concreti, una buona alternativa alla punizione può essere l'utilizzo di una sanzione.
Diversamente dalla punizione che prevede l'uso della forza, la sanzione utilizza un criterio basato sul rispetto di una regola e su una conseguente "multa" da esibire al mancato rispetto della regola.

Esistono tanti tipi di sanzione educativa, la più utile è sicuramente quella che si collega al comportamento di tuo figlio.
In termini semplici se tuo figlio rompe una vetrata, un buon modo per fare in modo che questo non avvenga più può essere diviso in tre azioni:
  • Fatti aiutare nel pulire tutti i vetri
  • Fatti accompagnare dall'artigiano che ti monterà il nuovo vetro magari facendo raccontare a tuo figlio come si è rotto.
  • Far assistere a tuo figlio alla montatura del vetro per tutta la durata del lavoro.
Qual'è la forza della sanzione? il fatto di riflettere sul fatto accaduto contribuendo in maniera diretta alla riparazione del danno e a tutte le fasi che questo comporta.






- Messaggi in prima persona: 

Nella comunicazione tradizionale e "automatica" puoi cadere spesso in abitudini nocive alla creazione di relazioni sane e positive.
In particolare l'uso del pronome "tu" e dei giudizi non permette una comunicazione efficace.
In preda alle emozioni date da determinati comportamenti la cosa più comune che fai è quella di reagire alle azioni che fa tuo figlio senza riflettere sul perché un qualcosa sia avvenuto.

Come cambiare strategia?

  • Prova a rilassarti e a non reagire istintivamente, respira profondamente e prova a contare fino a dieci.
  • Avvicinati a tuo figlio, cura il tono di voce in modo che non risulti il frutto delle tue emozioni
  • Elimina l'uso del "tu" accusatorio e utilizza "l'io"per esprimere cosa provi e perché.

Esempio di messaggio tradizionale:

" sei un cretino! hai rotto tutto! fila in camera tua, sparisci!" (Reazione)



Esempio di messaggio in prima persona:

" Quando si rompono gli oggetti (comportamento) mi spavento e ho paura che ti possa far del male (emozione) e quando sto così rischio di arrabbiarmi con te (effetto)  potresti evitare di giocare col pallone in casa?

Il messaggio in prima persona favorisce un dialogo con tuo figlio garantendo tre vantaggi:

  • Tuo figlio non è colpevolizzato
  • Parli di te e di come vivi la situazione
  • Porti tuo figlio ad essere maggiormente responsabile dei suoi comportamenti.
Ciascun individuo tende a modificare il proprio comportamento se si rende conto che quest'ultimo danneggia la serenità di una persona che reputa importante.







In conclusione, abbiamo detto che le punizioni non servono,  principalmente perché non ti permettono di raggiungere il tuo obiettivo primario: la fine di determinati comportamenti.

Le punizioni richiedono
  •  Tante energie fisiche e mentali
  •  Una coerenza di fondo nel punire sempre gli stessi comportamenti quando si presentano
  • Possono stimolare nel lungo periodo reazioni e comportamenti pericolosi per la salute del rapporto genitori-figli.

La sanzione invece colpisce il comportamento specifico, obbligando tuo figlio a riflettere sull'accaduto vivendo tutte le conseguenze che il suo danno ha prodotto.

Il messaggio in prima persona invece permette di comunicare senza utilizzare giudizi e accuse, tutto quello che ci da fastidio e ci danneggia stimolando una presa di responsabilità da parte del ragazzo.










                                                     Chi sono







Specializzato in campo educativo aiuto tutti quei genitori desiderosi di apprendere nuovi metodi educativi e di facile applicazione.


Se vuoi approfondire la tematica trovi un altro articolo  qui qualora invece tu ne abbia piacere sei libero di contattarmi per una consulenza, lo potrai fare in due modi:

  • Via telefono al 3406139867

  • Via mail a loccipedagogia@gmail.com

La prima telefonata non prevede nessun investimento economico e sarà utile per capire se la mia professionalità potrà fare al caso tuo.

Il 90% dei genitori migliora il rapporto coi propri figli  dopo poche consulenze. 


A presto! 

Antonio 



domenica 16 agosto 2020

Come si costruisce un rapporto educativo? la differenza tra controllo e insegnamento

 Oggi voglio raccontarti una storia che spero possa esserti utile nel rapporto con tuo figlio.

In questa storia sono racchiuse alcune lezioni che ho imparato sull'educare e che mi sono state e mi sono utili nella mia vita personale e professionale.






Prima di intraprendere il percorso da professionista del settore educativo ho dovuto fare esperienza come tirocinante in diverse strutture di accoglienza per minori e adulti.

In queste strutture vivono tutte quelle persone (minori e non) che per motivi di varia natura non possono stare con le proprie famiglie o in un proprio domicilio autonomo.

Nel concreto ho dovuto imparare a relazionarmi con gli ospiti di queste strutture, in questo caso dei minori, cercando di farmi accettare in quanto figura di riferimento.

Non potevo infatti avere la pretesa di guidare ed orientare le scelte di questi bambini solo in quanto adulto, ogni individuo infatti andava convinto rispetto alla bontà e all'utilità delle mie scelte, soprattutto quando le scelte toccavano i bisogni di qualcun'altro diverso da me.




Nel frattempo il tempo passava e gli insegnamenti più preziosi li ho imparati da tutti gli errori che commettevo, molti di questi errori erano frutto di ingenuità e poca esperienza, in particolare mi ero reso conto di come per la maggior parte delle persone "educare" gli altri significasse semplicemente utilizzare tre comportamenti fissi:


  1. Urlare









        2.Minacciare









3.Punire 









Mi sono allora chiesto se utilizzare queste tre modalità significasse realmente educare qualcuno, soprattutto alla luce dei risultati: disastrosi.
L'obiettivo di ottenere delle modifiche rispetto ai comportamenti per me inaccettabili veniva raggiunto poche volte e molto spesso utilizzando la paura.








Naturalmente non ero fiero di me né soddisfatto di cosa stavo imparando.
mi domandavo infatti quale individuo potesse crescere bene in un ambiente così ostile? la paura è un metodo educativo? 
Col tempo ho analizzato meglio queste esperienze e grazie a tanto studio posso condividere con te ciò che ho imparato da queste esperienze.


Controllo o insegnamento?


Esistono due approcci alla relazione educativa, vediamo nel dettaglio cosa sono e in cosa si distinguono l'uno dall'altro:

                                                                    


                                                     IL controllo: 




 Nella logica del controllo tuo figlio ha una libertà limitata, sei in costante ansia per i suoi comportamenti o ancora peggio per i suoi pensieri, sei in costante allerta e perdi energie in lotte estenuanti rispetto al tipo di abbigliamento o di frequentazioni che tuo figlio preferisce.
Probabilmente sei rivolto ad uno psicologo ma tuo figlio si rifiuta di venire con te, non sente di avere alcun problema psicologico, gli unici problemi li ha con te e sei l'unica persona che in tutto questo sta realmente male.
Questo tipo di approccio è improntato sulla severità e sull'utilizzo di punizioni ricorrenti, c'è una convinzione che ti fa ragionare come se da adulto avessi sempre ragione, il rispetto dell'autorità sembra l'unica cosa che conta.

-I vantaggi: Nessuno

-Gli svantaggi: 
  • Richiede tante energie fisiche e mentali
  • Il punire produce solo figli aggressivi e/o passivi
  • Il punire non modifica i comportamenti che ritieni inaccettabili
Ricordi il proverbio: "Quando il gatto non c'è i topi ballano"? ecco, si adatta perfettamente a questo approccio.

                                                             





                                           L'Insegnamento:

             

Rappresenta un approccio differente, più educativo in senso stretto, la persona educata non va punita ma va fatta riflettere su come un suo comportamento possa dare fastidio o fare del male.
Il punto cardine dell'insegnamento è quello di saper comunicare come ci si sente in una particolare situazione senza umiliare l'altro.
Se tuo figlio ha distrutto la vetrata devi esprimere il rammarico per quello che è successo, evitando formule come:

"Sei un cretino! cos'hai combinato, sparisci in camera tua!"

preferendo invece:

"Mi sono spaventato un sacco, ho avuto paura che il vetro ti andasse negli occhi"

"Sono molto dispiaciuto perché ora dovrò pulire tutto..."

" Mi preoccupa quanto mi costerà riparare il vetro.."

Insegnare quindi significa spiegare come determinate azioni possano produrre degli effetti spiacevoli in modo che non vengano ripetute.

Ricordati però di dare spazio alla versione dei fatti di tuo figlio come abbiamo visto qui il cervello di un adolescente e ancora prima di un bambino, lo porta a compiere delle azioni fuori dalla logica tipica degli adulti.

Ci vogliono quindi pazienza e capacità di ascolto.

Ultimo appunto per te: insegnare non significa altro da ciò che condiviso con te, fare la predica non è insegnare, frasi come: "alla tua età non combinavo tutte le cavolate che fai tu.." sono il peggio che tu possa dire.

Ci sono dei momenti in cui la tua esperienza può essere utile a tuo figlio ma non è questa la modalità corretta.


- I vantaggi: 

  • Tuo figlio imparerà a capire che esistono anche i tuoi bisogni
  • Maggior serenità dal punto di vista emotivo
  • Litigi risolti più rapidamente

-Gli Svantaggi: l'insegnamento richiede una grossa preparazione e consapevolezza in termini di ascolto, empatia ecc., uscire dalla logica del controllo rappresenta un obiettivo a lungo termine.


Riassumendo:

Come abbiamo visto all'interno di questo articolo esistono due approcci all'educazione, il primo è basato sull'utilizzo delle punizioni e di metodi basati sul controllo degli individui, questo provoca aggressività o passività in chi lo subisce ed in ogni caso nessun sentimento o emozione positiva.

Questo metodo ti stanca fisicamente e psicologicamente ma soprattutto non ti fa raggiungere il tuo obiettivo: la fine definitiva dei comportamenti che danneggiano o infastidiscono.


Abbiamo poi visto un secondo approccio più etico e positivo, nell'insegnamento si coglie l'occasione in cui vengono prodotti dei comportamenti inaccettabili per portare a riflettere tuo figlio.

Non c'è la logica dell'errore, esistono dei bisogni differenti: i tuoi e quelli di tuoi figlio, e quando quest'ultimo colpisce la tua serenità è giusto che lo sappia e ci rifletta sopra.

Il tutto prodotto in un linguaggio moderato e non giudicante, in questa logica vengono privilegiate le competenze chiave per costruire una relazione sana e positiva (ascolto, empatia ecc.)




                                    




                                                                                       CHI SONO 




                                         

                             

Specializzato in campo educativo aiuto tutti quei genitori desiderosi di apprendere nuovi metodi educativi e di facile applicazione.

Se vuoi approfondire la tematica trovi un altro articolo qui qualora invece tu ne abbia piacere sei libero di contattarmi per una consulenza, lo potrai fare in due modi:
  • Via telefono al 3406139867

  • Via mail a loccipedagogia@gmail.com

La prima telefonata non prevede nessun investimento economico e sarà utile per capire se la mia professionalità potrà fare al caso tuo.

Il 90% dei genitori migliora il rapporto coi propri figli  dopo poche consulenze. 


A presto! 

Antonio 







domenica 2 agosto 2020

Come andare d'accordo con i figli

   




Nel corso della tua vita ti è mai capitato di conoscere delle persone con una particolare bravura nell'andare d'accordo con tutti?
In questo caso non ti parlo di persone che definiresti poco autentiche ma di individui molto abili nel gestire le relazioni personali, tanto abili da saper trattare anche con i soggetti più "difficili".

Facciamo qualche esempio:
Accompagni tuo figlio presso la sua scuola calcio e rimani affascinato da come l'allenatore riesce sempre a tenere sotto controllo il gruppo di bambini che segue.
Parli con tua figlia e ti  racconta di come durante la quasi totalità delle lezioni in classe regni il caos: vengono lanciate palline di carta, si fanno video con lo smartphone ecc. l'unico momento in cui queste cose non succedono è durante le lezioni con il prof. X.. 








Le stesse persone, in questo caso i tuoi figli, finito lo sport o la scuola tornano a casa e cambiano atteggiamento: non ti ascoltano e a volte hanno un atteggiamento offensivo e poco rispettoso dei tuoi bisogni di genitore.








Perché avviene questo?

Probabilmente come il 90% dei genitori o di chiunque abbia un ruolo educativo, pensi basti imporre la propria autorità sui figli, nel concreto sei convinto che basti dire e/o pensare: "Io sono il genitore e tu il figlio"per ottenere i comportamenti che desideri.

I mediatori professionisti c'insegnano che questa non è la giusta modalità e che alcuni atteggiamenti possono essere utilizzati anche in campo educativo ottenendo migliori risultati e minor fatica.
Avere un rapporto positivo con tuo figlio non è scontato ma è un qualcosa che va conquistato nel tempo con strategie mirate.











Vediamo ora tre principi semplici che puoi utilizzare da subito:


Apprezzamento: A tutti piace essere apprezzati, per ciò che pensiamo, diciamo e facciamo, quando questo non avviene ci sentiamo giudicati e non amati.
Soprattutto nell'adolescenza i figli vengono bombardati dai giudizi senza considerare la fragilità della loro identità ancora tutta da costruire.

Se vuoi migliorare il rapporto con tuo figlio, quando è possibile, inizia ad apprezzare un suo comportamento o un suo pensiero, questo lo farà sentire riconosciuto come persona di valore.
 
Esempi: 


1. Apprezzamento sul fare: "Grazie per aver provato a sistemare la camera.."


2. Apprezzamento sul pensiero: "Non sono d'accordo su come la pensi riguardo gli orari di rientro a casa ma capisco il tuo desiderio di tornare più tardi"

Ricordati che l'apprezzamento favorisce in tuo figlio l'espressione di emozioni positive al contrario del giudizio che fa emergere emozioni negative, anche quando un compito o un pensiero comunicati da tuo figlio non sono da te condivisi sforzati di apprezzare, accettare non significa condividere.









          

Trova qualcosa in comune: Un modo per ridurre la distanza tra te e tuo figlio può essere quella di "ripescare" o trovare tutto ciò che avete in comune, magari in passato avevate la passione di andare allo stadio oppure di andare in bici in montagna.
Recupera queste abitudini.

Qualsiasi cosa vi leghi la devi sfruttare per riaccendere e/o mantenere un buon rapporto tra voi, inizialmente tuo figlio potrebbe rifiutare: molti adolescenti si reputano "grandi" per fare qualcosa coi genitori, in quel caso potrai allora agganciarti a qualche sua nuova passione, perché non giocare alla playstation che tanto critichi? il famoso: "conosci il nemico"...













A ciascuno il suo ruolo: Per favorire dei buoni rapporti con le persone, una buona strategia può essere quella di riconoscere le competenze altrui.
Nel tuo caso specifico, l'essere adulto e genitore non ti conferisce una competenza superiore a quella di tuo figlio su qualsiasi argomento.
In un campo potresti essere tu l'esperto (esperienze di vita) mentre in un altro potresti essere incapace (abilità atletiche).

Ecco due sotto-strategie per te:


1. Essere cortese: Non dare per scontato che ogni richiesta va espressa in un linguaggio gentile, questo esprime profondo rispetto per chi ti sta di fronte, parlando inoltre puoi riuscire a capire come una persona gradisce essere trattata, se hai l'abitudine di urlare appena entrato in camera dei tuoi figlio non ci siamo proprio.

2. Chiedi consigli: Starai pensando che sia una follia? pensaci bene, devi andare ad una riunione importante e non sai come vestirti, tua moglie è fuori città, ma tua figlia è in casa.
Chi meglio di lei può darti un consiglio? chiedere consigli favorisce l'autostima di chi riceve la richiesta, in sostanza tua figlia si sentirà importante ed esperta in qualcosa, glielo hai riconosciuto.
A sua volta lei potrà fare lo stesso con te in un campo in cui si ritiene poco esperta o incapace.












In conclusione:

Per poter andare d'accordo con tuo figlio devi uscire dalla logica del genitore-capo ma apprendere delle strategie che favoriscano l'emergere di emozioni e sentimenti positivi.
L'essere autoritari favorisce emozioni solamente negative, l'essere autorevoli permette di "farti amico" tuo figlio.
Cosa otterrai?

  • Dialoghi più frequenti coi tuoi figli
  • Maggior rispetto e considerazione
  • La diminuzione dei comportamenti problematici









                                                             CHI SONO  E DI COSA MI OCCUPO



                                         

                             

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  • Via telefono al 3406139867

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La prima telefonata non prevede nessun investimento economico e sarà utile per capire se la mia professionalità potrà fare al caso tuo.

Il 90% dei genitori migliora il rapporto coi propri figli  dopo poche consulenze


A presto! 

Antonio 


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