giovedì 23 luglio 2020

Come funziona il cervello adolescente








In una ricerca di qualche anno fa della Pittsburgh School of Medicine è emerso che rispetto a ciò che si pensa, l'adolescenza non finirebbe intorno ai 15 anni ma in un periodo di vita differente. In questo studio si è scoperto come le aree del cervello addette a spingere l'individuo verso le nuove esperienze e il raggiungimento dei propri desideri sono ancora molto attive fino ai 25 anni di età.












Questa ricerca può motivare come tra le problematiche più diffuse tra i genitori ci sia sicuramente quella di comunicare in maniera efficace coi propri figli adolescenti. Ma cosa intendiamo per comunicazione efficace? 

La comunicazione in termini banali è l'emissione di un messaggio specifico da parte di una persona in modo che ne avvenga la ricezione da parte di un'altra, in termini di relazione genitori-figli questo non avviene per tutta una serie d'interferenze, le quali sono date da una serie di fattori: 

 1. Il cervello adolescente: è un cervello che “lavora” in preda alle emozioni per cui non sempre riesce a focalizzarsi sulla parte logica e razionale di un messaggio. Durante l'adolescenza tuo figlio vive situazioni di forte contraddizione, un giorno può pensare di avere tanti amici, il seguente di non averne più, tutta questa altalena di emozioni gli produce molta agitazione, frustrazione ma anche stanchezza e confusione. 











 2. Il cervello adulto: lavora su concetti razionali e rassicuranti, è fonte di saggezza e stabilità, alle emozioni sostituisce il pensiero e il ragionamento. Il tuo cervello adulto è la base sicura che regola dall'esterno i vissuti di tuo figlio, il quale ricerca questa stabilità anche quando non ne è consapevole.












 3. La comunicazione di base genitori-figli: Avendo un cervello fortemente “emotivo”, i tuoi figli reagiscono male a giudizi e alle accuse. Giudicare ed accusare “accendono”delle emozioni che invece andrebbero contenute.

 In sostanza genitore e figlio parlano due lingue diverse, ed è per questo che spesso i tuoi messaggi non vengono recepite, ragion per cui diventa inutile ricercare un senso ai pensieri e alle azioni di tuo figlio.












Quest'ultimo non ha un cervello formato per autoregolare le sue azioni e nella maggior parte delle situazioni agisce su base impulsiva, in genere ha solamente bisogno di sentirsi contenuto e accettato pur nella sua particolarità. 

 In sintesi quindi il cervello di un adolescente si sta ancora formando e non è capace di frenare gli impulsi e quindi alcuni comportamenti che da genitore consideri inaccettabili. 
Dovresti adattarti alla situazione applicando alcune piccole strategie: 

  •  Mettiti nei panni di tuo figlio: Il concetto fondamentale che deve passare nella testa di tuo figlio è che puoi accettare tutto quello che prova ma non tutto quello che fa. Possiamo accettare la sua rabbia ma non che la rabbia gli faccia sfasciare il divano. Accettare le emozioni di un figlio permette a quest'ultimo di percepire un senso di sicurezza e stabilità, gli eventi esterni infatti (un brutto voto, un insulto) possono far provare un forte disorientamento. In tutti questi casi riconoscere queste emozioni pone il genitore come un porto sicuro in un mare in burrasca.








  •  Descrivere e non predicare: In tante situazioni, i tuoi figli sanno già di aver commesso un errore, conoscendo le regole sanno di averle violate. Una lunga predica genitoriale non ha nessuna utilità, nella maggior parte dei casi tuo figlio si sarà “disconnesso” dopo pochi secondi. Una miglior strategia è descrivere la situazione che abbiamo osservato: “Passando per la tua camera ho visto tutti gli indumenti sparsi per terra ..” 
       









  •  Essere democratici: A nessuno piace essere comandato a bacchetta, perché dovrebbe piacere ad un adolescente incapace di gestire le proprie emozioni? Ragion per cui è fondamentale assumere il tuo ruolo di genitore in maniera democratica coinvolgendo i figli nelle scelte riguardanti le regole.



 In un primo momento potresti descrivere la situazione che hai visto (“prima giocando hai rotto il vaso di vetro”) per poi chiedere a tuo figlio di riflettere sull'accaduto (“come pensi mi sia sentito?”) infine proporre a lui di trovare una soluzione “riparativa” (“cosa pensi che potremmo fare?) . 


 Ricordati che la decisione ultima spetterà a noi ma questo nostro atteggiamento farà sentire tuo figlio considerato e degno di rispetto. Questi tre passi possono costituire un buon inizio per modificare relazioni difficili e cominciare a costruire dei rapporti costruttivi e democratici.







I tre vantaggi di queste strategie?


        1. Utilizzi una comunicazione che permette a tuo figlio di essere a suo agio

        
        2. La tua descrizione potrebbe innescare l' inizio di un dialogo. 


        3. Lasci la responsabilità di modificare il suo comportamento a tuo figlio






  CHI SONO, DI COSA MI OCCUPO, COME PUOI CONTATTARMI.


Specializzato in campo educativo aiuto tutti quei genitori desiderosi di apprendere nuovi metodi educativi e di facile applicazione.
Se vuoi approfondire la tematica trovi un altro articolo qui, qualora invece tu ne abbia piacere sei libero di contattarmi per una consulenza, lo potrai fare in due modi:
  • Via telefono al 3406139867

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La prima telefonata non prevede nessun investimento economico e sarà utile per capire se la mia professionalità potrà fare al caso tuo.


A presto! 

Antonio 




lunedì 13 luglio 2020

Come risolvere i problemi in famiglia in 6 punti

              








Nella quasi totalità delle situazioni educative che ti trovi ad affrontare ti reputi un genitore efficace ed adeguato, e sono sicuro che sia cosi, tuttavia come esseri umani per natura siamo sempre insoddisfatti: 

In quante occasioni avresti voluto che i tuoi figli si comportassero in maniera diversa? magari a volte hai rimandato all'infinito delle decisioni che una volta prese hanno scatenato lunghe lamentele e discussioni.

Non sapendo come uscire da queste situazioni, è probabile che come il 90% dei genitori che viene in consulenza da me, tu abbia agito impulsivamente attuando modalità comunicative aggressive stancanti e poco efficaci.

In questo articolo voglio condividere con te un metodo semplice per gestire al meglio la risoluzione di qualsiasi problema interno alla tua famiglia ottenendo da subito due vantaggi:


  1. La comunicazione chiara e con modalità pacifiche dei bisogni di genitori e figli

  2. Un minor stress ed una maggiore quantità di tempo da dedicare a ciò che desideri.








Di cosa stiamo parlando? 


Prima di occuparmi di educazione, le uniche esperienze legate a questa tematica le ho potute fare in un unico e solo contesto, quale? La famiglia naturalmente. Nella mia esperienza di figlio, quando sono stato male, la difficoltà maggiore che ho sperimentato è stata quella di trovare le giuste modalità per esprimere il mio malessere.


Per quanto non potessi rimproverare nulla alla mia famiglia, non sempre riuscivo a comunicare ciò che volevo e quando volevo, ovviamente questo mi portava ad attuare dei comportamenti insoliti solamente per cercare di attirare l'attenzione su di me. 






La vera difficoltà delle famiglie odierne è trovare il tempo per parlare e confrontarsi su tutti i problemi quotidiani vissuti da ciascun membro, sia esso un genitore o un figlio. Nel tempo, avendo intrapreso il mio percorso di studi sull'educazione ho conosciuto un metodo che all'epoca avrebbe risolto il mio problema di comunicazione e avrebbe reso i miei genitori più efficaci.








Prima di vedere nel concreto il metodo, t'invito a riflettere sulle modalità di comunicazione interne alla tua famiglia: hai l'abitudine di organizzare dei momenti di riunione familiare?


Se la risposta è si ciò che sto per condividere con te non potrà che migliorare le cose, in caso contrario sarebbe utile iniziare a pensare di organizzare una riunione familiare settimanale.








Il metodo:


Una volta che avrai organizzato la riunione ciascuno potrà a turno esprimere una sua problematica.


N.B. Ricordati che questa non è una gara di giudizi o vendette, la riunione dovrà svolgersi in un clima di ascolto reciproco e serenità.




  1. Identificare il problema: Immaginiamoci che dopo un lungo confronto si riesce a stabilire quale sia il problema da affrontare.

    Come genitore hai espresso il bisogno di riposarti di più e di aver bisogno di una mano nelle faccende domestiche.

    Esempio: come dividere il carico di lavoro?






  1. Brainstorming: In questo secondo passaggio ognuno esprime la sua idea rispetto ad una possibile soluzione, in questa fase è importante essere creativi tirando fuori più idee possibili

    ATTENZIONE: non esistono idee giuste o sbagliate, frena le tue critiche e quelle degli altri.

    Puoi aiutarti con una lavagna o un foglio in cui segnare le possibili soluzioni.

    Esempio: La domenica pomeriggio i piatti verranno fatti dai figli; Ognuno si laverà la sua roba a mano; La cucina sarà pulita a turno; assumiamo una colf ecc.





  1. Valutare le idee emerse: Vengono analizzate tutte le idee emerse eliminando quelle non realizzabili e mettendo in primo piano quelle che presentano più vantaggi.

Esempio: assumere una colf ci aiuterebbe ma non abbiamo i fondi per pagarla.





  1. Scelta della soluzione: Una volta messe in primo piano le idee che sono migliori per tutti si deve cercare di mettere d'accordo tutti su una sola idea, se possibile, sull'idea che presenta più vantaggi per tutti.

    Esempio: potremmo fare alcune pulizie il sabato pomeriggio prima di uscire coi nostri amici





  1. Applicazione della scelta: Una volta che c'è un accordo tra tutti i membri o quantomeno non c'è un opposizione di nessuno verso una certa scelta, si ufficializza l'accordo, potrebbe essere utile far firmare a tutti i presenti un foglio dove viene stabilito cosa si farà d'ora in poi rispetto al problema iniziale.

    Esempio: “Siamo tutti d'accordo..allora da sabato prossimo vi dividerete le mansioni secondo un calendario settimanale, mentre la domenica le continueremo a fare mamma ed io...”





  1. Verifica della soluzione: Non tutte le soluzioni che sembrano buone all'inizio poi funzionano, cosa fare? Ad ogni nuovo problema viene organizzata una nuova riunione in cui si riparte dal punto 1, questo processo deve andare avanti fino alla soluzione definitiva del problema.












In conclusione, il metodo va applicato con costanza: prova a costruire un tempo ed uno spazio precisi in cui confrontarsi, un buon inizio potrebbe anche essere quello di iniziare ad utilizzare il problem solving con tua moglie e poi con uno dei tuoi figli.
Gradualmente arriverai a creare una riunione in cui partecipino tutti i membri della famiglia migliorando le tue capacità di mediazione e risoluzione dei problemi.

Immagino già la tua possibile obiezione: "Si...ma questo..si crede che abbiamo tempo da perdere con riunioni, devo fare questo ecc." la mia risposta è una sola, quanto tempo preferisci perdere in litigi estenuanti senza affrontare la questione concretamente? insomma meglio perdere 1 ora alla settimana che 6 ore alla settimana a rincorrere tuo figlio che non vuole alzarsi per andare a scuola.

Se sarai costante, nel tempo tuo figlio si sentirà più responsabile delle sue azioni e delle sue scelte, in una parola: diventerà più autonomo e tu dovrai solo goderti il tempo guadagnato dall'utilizzare una strategia educativa mirata, specifica e non improvvisata.










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Antonio 











venerdì 3 luglio 2020

Le tre mosse per comunicare al meglio con tuo figlio



Fare il genitore, si sa, non è un ruolo semplice, la maggior parte degli errori commessi sono frutto di inesperienza e poca conoscenza della materia educativa.

In fin dei conti senza degli insegnamenti specifici fare il genitore diventa spesso un riproporre i modelli che abbiamo vissuto da figli coi nostri genitori.

Questo però non rappresenta la soluzione ideale, perché seppur in buona fede, insistendo con un certo modo di comportarci possiamo produrre più danni che benefici, un occhio esperto in questo senso può essere decisivo nel favorire una soluzione positiva per tutti.

In secondo luogo ripetere delle modalità comunicative improvvisate e quindi poco efficaci rischia di produrre stanchezza e a lungo andare frustrazione.



Vedi ora tre semplici mosse per ribaltare la situazione a tuo favore:


  1. Richiedere un comportamento specifico:


Probabilmente quando comunichi con tuo figlio tendi a dare comunicazioni generiche e poco chiare rispetto ad un comportamento che vorresti terminasse subito.

Le frasi più classiche sono: “Non farlo”; “Smettila” o ancora “fai da bravo”.

Nella testa di chi riceve il messaggio viene percepita una comunicazione confusa, ragion per cui è sempre preferibile comunicare quale sia il comportamento richiesto.


Non utile

Utile

“Non farlo”

“Lascia quella pietra in terra”

“ Smettila”

“Non voglio che mi tiri per il braccio”

“Fai da bravo”

“Vorrei che rimanessi seduto ed in silenzio”






          2. Motivare il rimprovero:


Questo punto è apparentemente di facile applicazione ma sono sicuro potrà metterti in crisi, in pratica si tratta di spiegare a tuo figlio cosa non accetti del suo comportamento.

La cosa particolare che potrai sperimentare è che nella maggior parte dei casi le tue motivazioni sono date principalmente da preoccupazioni assolutamente incomprensibili per tuo figlio.

Facciamo un esempio:Nessun bambino ama stare seduto in silenzio per un'ora nella sala d'attesa di un medico, sarà compito tuo allora motivare il perché di questa richiesta (ad esempio il fatto di essere in un luogo pubblico e di non poter disturbare le altre persone)


Comportamento bambino

Effetto sul genitore

Sentimento provato dal genitore

Se continuerai a correre per la sala

Mi farai venire mal di testa

E il mal di testa solitamente mi rende nervoso.









        3. La richiesta va espressa in modo affermativo:



Come genitori ci sono dei particolari momenti in cui è necessario dare un orientamento ai propri figli.

Quando non ne hai alcuna intenzione è controproducente fingere di voler dare libertà di scelta rispetto ad alcuni comportamenti, di conseguenza è utile evitare l'uso delle domande.

Questo non significa essere autoritari ma semplicemente spingere il proprio figlio verso una regolazione dei propri comportamenti che in quella data situazione sono poco appropriati.



Non utile

Utile

“Potresti sederti meglio?”

“Ho bisogno di vederti seduto composto quando mangiamo, ho paura ti possa sporcare”




In sintesi, se applicherai con costanza questo tipo di comunicazioni potrai ottenere:

  1. La fine di alcuni comportamenti per te fastidiosi e inaccettabili
  2. Più energie, infatti con una comunicazione mirata non dovrai ripetere richieste vaghe e incomprensibili.
  3. L'educazione di tuo figlio al rispetto dei tuoi bisogni e delle tue esigenze.







Specializzato in campo educativo aiuto i genitori che vivono un momento di difficoltà nella relazione col proprio figlio, strutturando insieme delle modalità educative nuove e di facile applicazione.

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mercoledì 1 luglio 2020

Perché scegliere una consulenza pedagogica per tuo figlio?

Perché scegliere una consulenza pedagogica per tuo figlio?


Mission e descrizione


Al giorno d'oggi educare i figli sta diventando un compito sempre più difficile. 

La complessità della società ed il ruolo predominante di internet hanno modificato molte certezze in campo educativo e sociale stimolando insicurezze e paure. 

Il mio ruolo è quello di rendere più semplice questa complessità tramite un sostegno pratico a tutti quei genitori desiderosi di ampliare le proprie conoscenze e competenze utili a migliorare il rapporto coi propri figli.








Cos'è la consulenza pedagogica?


La comparsa di alcuni comportamenti “nuovi” e inaspettati nei figli può generare un senso di ansia ed impotenza nei genitori e spingerli ad attribuire con troppa facilità delle difficoltà psicologiche ai propri figli.

La scelta di far intraprendere al proprio figlio un percorso psicologico va pensata con attenzione;Se da una parte questo tipo di percorso può dare grandi benefici in presenza di una difficoltà psicologica cronica (ad esempio il disturbo d'ansia) dall'altra può generare una forte rabbia e sfiducia da parte di un figlio psicologicamente “sano”.

Spesso infatti la manifestazione di alcuni comportamenti è il segnale di un disagio di altro tipo valutabile in modo diverso: una difficoltà scolastica o l'abitudine a mentire potrebbero essere delle problematiche gestibili tramite la progettazione di uno specifico intervento educativo.





Per una scelta più consapevole vediamo ora quali sono le differenze tra la psicoterapia e la consulenza pedagogica:


La figura di riferimento


Il pedagogista è il massimo esperto dei processi educativi, formativi e di apprendimento, è un laureato in scienze pedagogiche (solitamente nelle classi L.M. 50 o L.M. 85) ed è l'unica figura autorizzata a svolgere questo tipo d'intervento specialistico. Esiste anche una formazione specifica post-lauream in consulenza pedagogica.







Campo d'intervento


Sia lo psicologo che il pedagogista possono lavorare con bambini e adulti, la consulenza pedagogica però non si occupa di soggetti interessati da disturbi psicologici ma di soggetti con una buona salute mentale , prediligendo l'intervento sull'adulto che a sua volta deve educare il bambino o l'adolescente.








Modalità d'intervento


Lo psicologo usa il colloquio per sondare la personalità di chi gli si rivolge, il pedagogista usa il colloquio per fare un'analisi del bisogno educativo e capire le esigenze pratiche della persona con cui si relaziona.

Lo psicologo si occupa del passato, presente e futuro della persona. Il pedagogista si occupa solamente di difficoltà temporanee e presenti ponendosi come un facilitatore di buone pratiche.





Durata

Un percorso di psicoterapia solitamente si occupa di fornire alla persona gli strumenti per conoscere meglio i propri meccanismi psicologici e come questi determinino le proprie scelte di vita, da ciò si deduce che è praticamente impossibile stabilire prima quanto tempo ci vorrà per raggiungere questo obbiettivo.

Diversamente dalla psicoterapia, un percorso di consulenza pedagogica invece, si occupa di valutare nello specifico le competenze educative in possesso del genitore per poi eventualmente aiutarlo a modificare i comportamenti che si ritiene possano danneggiare una sana relazione con il figlio.

La consulenza pedagogica aiuta la persona ad aiutarsi in una logica di risoluzione dei problemi che crei autonomia in chi ne usufruisce, per questa ragione di solito è un intervento la cui durata è minore di quella di una psicoterapia.





Riassumendo:


Psicoterapia/supporto psicologico

Consulenza pedagogica


Soggetti con patologie mentali certificate(ad es. schizofrenia) o che stanno vivendo una difficoltà psicologica cronica (problemi d'ansia, umore instabile ecc.)


Soggetti che non soffrono di disturbi psicologici

Gestione dell'ansia e degli attacchi di panico, controllo della rabbia, problemi di coppia.

Competenze genitoriali, processi di apprendimento e/o insegnamento

Colloquio psicologico/psicoterapico, test, ipnosi


Colloquio educativo, analisi bisogni educativi

Non si può stabilire la durata del percorso


Può durare anche pochi incontri


Maggior costo complessivo per via della durata


Minor costo complessivo per la capacità di affrontare da subito il problema.







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 Ogni giorno (anche in periodo di Covid-19) vivi una serie di relazioni significative: - A lavoro - Con il tuo o la tua partner - Con i tuoi...